Quattro chiacchiere con Alessio Merigo
Intervista al Direttore generale di Confesercenti della Lombardia Orientale sulle prospettive che attendono il mondo delle piccolo-medie imprese e del commercio nel nuovo anno.
Intervista al Direttore generale di Confesercenti della Lombardia Orientale sulle prospettive che attendono il mondo delle piccolo-medie imprese e del commercio nel nuovo anno.
Direttore Merigo, come vede questo inizio del nuovo anno, dal punto di vista economico e produttivo?
Il 2019 si apre con un quadro abbastanza incerto: sono di questi giorni, infatti, le stime che ci rimandano una situazione di recessione tecnica, con due trimestri consecutivi di Pil al segno “meno”, a cui si aggiungono le ultime stime sulla fiducia delle imprese che risulta al ribasso. Noi auspichiamo naturalmente che questo trend di mancata crescita s’interrompa, anche in virtù delle promesse fatte di cui ancora non riusciamo a decifrarne gli orizzonti. Il contesto è caratterizzato da tre fattori: la debolezza della rete distributiva tradizionale, che non vede una crescita nel volume d’affari; la forte competizione interna al mondo della grande distribuzione; il costante incremento dell’e-commerce, notevolmente agevolato dalla nascente rete capillare di poli logistici, per i tempi e le modalità di consegna merci.
A proposito di e-commerce, ritiene che la disparità di trattamento, di fatto esistente, tra commercio elettronico e commercio classico incida in maniera decisiva sull’andamento di quest’ultimo?
Diciamo che i grandi player, come Amazon, stanno facendo grandi scommesse sulla logistica. Sappiamo anche che sull’asse Brebemi è in atto un’operazione di questa natura non gravata da sostanziali vincoli, se non quelli edilizi. I capannoni con grandi stock di merci non sono dei semplici magazzini, ma rappresentano una vera e propria vendita al dettaglio.
Quindi, qual è attualmente la fotografia della piccola rete distributiva?
Non solo emergono fattori di forte criticità nella rete distributiva tradizionale, ma assistiamo anche a una perdita di attrattività dei centri storici, con conseguenze sulla convivenza sociale. Dobbiamo dire che è uno scenario completamente nero? No, ma oggi più che mai è necessario porre mano in modo deciso a una serie di azioni che non possono più essere procrastinate, come la moratoria della GDO, dove abbiamo indici di saturazione elevatissimi e porre sullo stesso piano l’iter autorizzativo logistico e commerciale.
Se dovesse indicare la priorità tra le azioni da mettere in programma?
Dobbiamo rilanciare con forza il tessuto distributivo nei comuni e nei centri storici: ciò significa in primo luogo una profonda riconversione della mentalità degli amministratori, che devono prendere atto dei profili competitivi nelle città e incentivare la fruizione del commercio di prossimità. Bisogna rivitalizzare i DUC, creando veri e proprio manager di distretto e agevolando la contestuale erogazione di facilitazioni in ordine alle strategie commerciali. E non bisogna sottovalutare gli effetti che un dato quadro economico può avere anche sul turismo, attivando forti azioni di sostegno alla rete turistica, che nella nostra provincia è una delle più importanti a livello europeo.